La immaginiamo che passeggia, leggera, sulla sua bici, col cestello stracolmo di libri, magari in un viale alberato, con l'espressione - a metà tra il sognante ed il risoluto - di chi sa cosa sia la libertà: è Isabella Borghese, una ragazza dall'aspetto semplice eppure originale, amante delle due ruote a pedali e della letteratura, che, guarda un po', lavora alla Nova Delphi Libri, Ufficio Stampa e Comunicazione.
A lei dobbiamo l'antologia di racconti sulla bicicletta (Giulio Perrone Editore) che è stata data alle stampe con il titolo "Una bella bici che va", una raccolta di venticinque storie che... ruotano con ed intorno a questo meraviglioso mezzo di trasporto che invano il culto sconsiderato dell'automobile ha tentato di ricacciare nel pozzo dell'oblio.
Ne riportiamo qui una recensione apparsa su bicycletv.it, pubblicata da Francesco D. Ciani: l'entusiasmo che la pervade ci ha contagiato, e non ci è apparso necessario aggiungere altro. Se non che vale davvero la pena di acquistare questo caleidoscopico volume, testimone e fonte di una ispirazione tanto lontana dagli eccessi del consumismo, quanto vicina al nostro essere, in fondo, ancora 'umani'.
Isabella Borghese - foto VeloLove |
Una bella bici che va: 25 racconti dedicati alla bicicletta con inediti di Stefano Benni, Fulvio Ervas, Andrea Satta.
‘‘Non le nascondo che ho sempre pensato che prima la bicicletta era un mezzo indispensabile per andare a scuola, a lavorare. Oggi lo considero un mezzo che richiama la libertà, ecologico, per divertirsi.’’
Da questa affermazione di Margherita Hack nasce l’idea dell’antologia Una bella bici che va: 25 racconti tra i quali tre inediti di Stefano Benni, Fulvio Ervas e Andrea Satta per raccontare storie ‘‘di biciclette’’.
Storie di biciclette in corsa per città e periferie, ferme a un semaforo o sepolte in cantina, distrutte dopo una caduta o rimesse a nuovo con pazienza e olio di gomito. Con un unico sottofondo però: Velocità silenziosa, poetico inno di Paolo Conte, dedicato proprio a
"una bella bici che va e che sopra le distanze, le lontananze starà."
Delicato mezzo a due ruote che in queste note non è solo un oggetto, ma una dama da far ridere, una poesia per volare via e da amare come l’ultima delle fantasie.
Cosa rappresenta quindi andare in bicicletta? Uno sport, uno stile di vita, uno sfogo e un’alternativa alla routine di traffico e smog. Ma anche il piacere dell’artigianato, per chi la bici la costruisce scegliendola pezzo per pezzo in una ciclofficina; e ancora la meraviglia di una scoperta in un mercatino dell’usato. Pedalare non è solo sforzo e muscoli tesi, ma anche gioia di condividere momenti spesso indimenticabili.
E allora abbiamo Valerio che al rumore delle ruote che girano dice di sentire L’Aida, Sofia “Riccioli Rossi” che scopre di essere donna proprio durante una corsa in bici, un uomo che lascia tutto e tutti per la sua Graziella e finisce su Chi l’ha visto?, la vita di due futuri genitori che non è come andare in tandem ma salire su due bicilette e così pedalare fianco a fianco; poi c’è chi dalla Germania della Seconda guerra mondiale pedala con strenua forza verso la libertà, Dario che appena si mette in sella ripensa alle sue corse per L’Aquila ancora intatta e tutte le volte una lacrima, pesante come una maceria, gli solca il viso.
Storie che tra corse forsennate, cadute rovinose e morbide pedalate, non raccontano solo i momenti in cui si sale in bicicletta, ma pezzi di vita in cui l’amabile due ruote è testimone
Un progetto che raccoglie dunque le esperienze, i ricordi e le ispirazioni che questo mezzo, da sempre vicino all’uomo, ha creato e suscita. Per i venticinque autori interpellati, tra cui Stefano Benni,Fulvio Ervas e Andrea Satta, si è trattato dunque di scaldare tutti i muscoli che una corsa in bici mette in moto, scoprendo preziosa. così che il primo è, imprevedibilmente, il cuore.
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