"Piccolo trattato di ciclosofia - Il mondo visto dal sellino" - Didier Tronchet

“Fa bene allo spirito, benissimo all’ambiente, non esiste mezzo di trasporto più efficiente, se incontro una salita e la storia si fa tesa, prima ancora che sia finita, già pregusto la discesa: bando alla pigrizia, dico 'largo all’allegria', tutti in sella a pedalare in compagnia!”


Bellissima in questo libro la descrizione posta in incipit del sedere del ciclista e dell’automobilista. Pone subito il tono del libro e fa venir voglia di inoltrarsi nella lettura: “Il posteriore dell’automobilista, incastrato tra lo schienale e il sedile, non può permettersi l’arroganza del sedere del ciclista, che spinge le sue natiche ai margini senza bordo del sellino. No, tutto rattrappito nella sua molle concavità, implica nel suo proprietario una posizione semifetale, che ne tradisce il ripiegamento su di sé; impressione rafforzata da quella specie di guscio d’uovo galvanizzato che è il suo abitacolo, illusoria parodia di sicurezza placentare che s’infrangerà al primo urto”.

Che cosa ne dite, signori automobilisti? Vi sentite almeno un po’ disgustati da questa descrizione?
E’ un elogio della bicicletta e della “ciclosofia” questo libro di Didier Tronchet, giornalista, regista, disegnatore, attore e sceneggiatore francese che si sposta nelle strade della sua città (Parigi) solo su due ruote mosse dai suoi piedi.  Una sorta di diario, di racconto delle sue esperienze personali che si pongono come esempio per il lettore. Lo stile ironico, sarcastico e pungente muove la lettura e rende appassionante questo “piccolo trattato”.

Pregi: spiega cosa significa vedere il mondo dal sellino. Fa venire voglia di pedalare, respirare aria pulita, cantare, abbandonare in garage le nostre auto stantie che ci rendono vecchi e stanchi. Bruti (quante parolacce e insulti in macchina!) e brutti (vedi sedere rattrappito).

Difetto: a tratti un po’troppo idealista. E’ vero, sarebbe molto meglio se utilizzassimo meno le automobili e ci spostassimo con le biciclette, ma descrivere la pioggia come una “carezza del cielo”, che fa sentire sereni sulle biciclette passando “nelle pozzanghere ridendo, finendo di inzuppare quel poco di biancheria rimasta asciutta, ma sentendoci improvvisamente felici di far causa comune con la bufera, di farne parte, e quindi di non soffrire” forse è troppo.

Alzi la mano chi sorriderebbe la mattina andando al lavoro in bicicletta nel trovarsi a “far parte della bufera”… Pochi. Pochissimi. I pregi superano i difetti. Vale la pena di leggerlo.

Recensione di: silviapassini@lifegate.it
http://silviapassini.wordpress.com

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